Il 9 agosto 2025 è stata pubblicata, sul Bresciaoggi, la notizia secondo cui un altro termine è destinato ad entrare nei dizionari della lingua italiana. Il nuovo sostantivo, di conio bresciano, è «ponocidio» ed è stato usato per la prima volta dallo scrittore Paolo Buzi nel suo libro «La passeggiata a ritroso di Robert Walser», pubblicato dalle Edizioni del Foglio Clandestino. «Composto da “pono” (‘opera faticosa’, in greco) e cidio” (‘uccisione’ in latino) – spiega Buzi – il termine si trova nel passo ‘In un lento ponocidio, le sirene che scandivano i ritmi del lavoro avevano cominciato a zittirsi’ in riferimento a ciò che avevo visto accadere nella nostra provincia, dove tra l’ultima decade del secolo scorso e la prima di questo molte migliaia di lavoratori si trovarono a fare i conti con la cassa integrazione e la perdita del solo lavoro che sapessero fare. Non poche fabbriche passarono di mano e vennero reindirizzate, altre furono smantellate per essere vendute come aree da adibire ad altri utilizzi, alcune non hanno più riaperto.»
Con il termine “ponocidio” si indicherebbe una morìa di lavoro, un eccidio di capacità e di competenze specifiche, laddove l’opera degli uomini, la loro forza muscolare, la loro energia, sono state sostituite dalla meccanicizzazione e dalla robotica. Secondo Buzi: «Potremmo utilizzarlo anche qualora volessimo definire i tempi più grassi del boom economico, consumismo, spreco edonistico, in cui scomparvero le botteghe dei piccoli artigiani, calzolai, arrotini, laboratori di riparazione di elettrodomestici, di attrezzi da lavoro, sartorie, latterie e altre attività schiacciate e cancellate, quindi dimenticate per anni, finché una crisi più recente non ne ha riesumate alcune, necessariamente».
Stando alla risposta inviata dall’Accademia della Crusca allo scrittore Paolo Buzi, «la parola è un composto corretto che, nel significato metaforico di “moria di lavoro, eccidio di capacità e di competenze specifiche“ con cui viene impiegato nel testo, ha una sua carica espressiva efficace. L’uso, in riferimento a un fenomeno così drammaticamente rilevante della storia economica e sociale del nostro Paese, ci ha colpito. (…) Se poi l’uso individuale venisse recepito da altri e la parola cominciasse a circolare e a radicarsi negli usi linguistici condivisi dalla comunità o da un suo settore (per esempio dai sociologi o dagli storici) – annota ancora la massima accademia linguistica italiana – allora diventerebbe una risorsa del lessico italiano, comune o settoriale. Il destino delle parole nuove, frutto della creatività di singoli individui, non è decretato, infatti, dal loro riconoscimento o dalla loro legittimazione da parte di un’autorità, ma dal fatto che i parlanti se ne ‘approprino’ e le usino».
Si tratta di un termine assolutamente anticonformista che necessita di essere usato per definire il nostro tempo in cui sempre più l’essere umano viene sostituito o si “ibrida” con la macchina.
A questo punto ci domandiamo perchè non vengano accolti i termini “pelecidio” e “pelecida”, comparsi per la prima volta nel libro “Il pelecidio. Perché è moralmente giusto criticare Israele” dello scrittore e saggista Luca Sciacchitano ed in seguito nella rubrica tenuta su Pressenza dal titolo “Contro il Pelecidio” per indicare – come avevamo scritto nell’appello CALL TO ACTION per la PALESTINA. Appello all’Accademia della Crusca – l’uccisione sistematica di palestinesi per motivi etnocentrici, religiosi e razzisti.
Un neologismo, quest’ultimo, necessario e più che mai urgente e che merita di essere analizzato:
Pelecìdio: s. m. [dall’ebraico “ תשלפ ” (Peleshet), Filisteo, palestinese, abitante nella regione sud-ovest della Palestina, comp. di Peleshet «palestinese» e -cìdio «-cìdio»] (pl. m. -i). – s. m. 1. Uccisione di palestinesi derivante da motivi etno-centrici, religiosi e razzisti 2. estens. Strage, massacro, pulizia etnica o genocidio sistematico di palestinesi mossi da avversione etnocentrica, razzista, religiosa, anti-araba e contraria ai loro diritti sul territorio della Palestina.
Se è stato accolto l’importante neologismo “ponocidio”, crediamo che ora sia importante fare un’ulteriore passo verso il riconoscimento anche del termine “pelecidio”. Per questo chiediamo apertamente alla Accademia della Crusca di riconoscerne il valore che oggi riveste di fronte al primo genocidio in diretta tv che si sta consumando a Gaza, senza dimenticare il “genocidio incrementale” (come lo ha definito lo storico Ilan Pappe) che la Palestina e i palestinesi vivono dagli anni Quaranta con l’inizio delle prime pulizie etniche da parte di gruppi sionisti fondamentalisti.
A tal proposito rilanciamo la nostra campagna di segnalazioni sul sito dell’Accademia della Crusca, rimandando le istruzioni al seguente link: https://www.pressenza.com/it/2025/02/call-to-action-per-la-palestina-appello-allaccademia-della-crusca/
E’ importante che la lingua parli il linguaggio dei diritti umani!
“Pelecidio”, il libro sul gaslighting e sulla colonizzazione del dolore da parte di Israele
https://www.trapanisi.it/pelecidio-il-neologismo-che-potrebbe-entrare-nei-dizionari-italiani/