Il 91% degli italiani ha uno smartphone e due italiani su tre possiedono smart tv e computer portatile. Solo la console e gli assistenti virtuali sono utilizzati soprattutto dalle fasce d’età più giovani, mentre il 90% degli italiani accede a internet tutti i giorni, il 48% per almeno 4 ore. I giovani adulti e gli adulti hanno il più alto livello di consumo, i minori e gli anziani il più basso. Sono alcuni dei risultati di una recente ricerca dell’AGCOM su “I fabbisogni di alfabetizzazione mediatica digitale”.
Tra le attività più svolte online prevale l’acquisizione di informazioni e la ricerca di news (in particolare per adulti e anziani), la comunicazione con gli amici (il picco tra i grandi minori) e la fruizione di contenuti audiovisivi. L’80% degli italiani continua ad accedere ai media durante i pasti, guardando programmi televisivi in quattro casi su cinque, mentre il 20% tra i 6 e i 34 anni accede a social network e piattaforme di condivisione video.
Otto genitori su dieci regolano poi l’accesso ai media dei figli, mentre il 13% impone il divieto assoluto e il 4,8% lascia totale libertà di utilizzo. Le regole più diffuse (adottate da 2 genitori su 10) sono limiti di tempo e fasce orarie nell’utilizzo dei media, il monitoraggio dell’uso da parte dei genitori e il blocco di specifici contenuti.
Il 10,6% dei genitori modifica le impostazioni privacy degli account dei figli, ma solo il 12,5% parla dell’esperienza di navigazione online. I genitori over 45 e laureati utilizzano strategie di monitoraggio e co-using, mentre i più giovani e meno istruiti prediligono le restrizioni.
8 italiani su 10 si dichiarano poi preoccupati da una molteplicità di contenuti e attività considerati fonti di rischio, indifferentemente su tutti i mezzi di comunicazione; in particolare più di 4 italiani su dieci si dichiarano molto preoccupati per hate speech, contenuti illegali di diverso tipo, sfide social, disinformazione e cyberbullismo. Solo il 15% dei cittadini si dichiara molto preoccupato dalla presenza di contenuti audiovisivi non protetti dal diritto d’autore, mentre i minorenni si dichiarano meno preoccupati della media per tutti i contenuti e le attività fonti di rischio, più della metà degli anziani è molto preoccupata per hate speech, contenuti illegali di diverso tipo, sfide social.
Dalla ricerca emerge inoltre come più della metà della popolazione italiana si sia imbattuta in contenuti di disinformazione, revenge porn e hate speech, e, in particolare, più di 4 italiani su 10 (43,5%) dichiarano di essersi imbattuti frequentemente in contenuti di disinformazione. Quest’ultima e l’hate speech rappresentano l’unico genere di contenuti analizzati per cui l’aumento del livello di preoccupazione degli utenti è associato a una diretta esperienza di fruizione del fenomeno.
Circa tre minorenni su quattro hanno esperienza di fruizione di contenuti potenzialmente afferenti alla categoria di negative user-generated content, come sfide social, cyberbullismo, revenge porn, contenuti che incoraggiano disturbi alimentari e l’uso di sostanze stupefacenti illegali e contenuti di carattere sessuale non desiderati.
Più di 8 cittadini su 10 svolgono comunque una qualche azione di contrasto quando si imbattono in attività/contenuti che rappresentano fattori di rischio, e in particolare più della metà evita di accedere a quel canale o testata o sito o piattaforma dopo essersi imbattuto in contenuti o attività fattori di rischio e circa un terzo dei cittadini verifica la fonte del contenuto o della notizia potenzialmente rischiosa. E più è alto il titolo di studio più cresce la frequenza di segnalazioni e verifiche.
La maggior parte dei cittadini ripone un qualche livello di fiducia nelle capacità di differenti attori sociali ed economici di tutelare gli utenti. I minori hanno più fiducia nella scuola di altri soggetti e quasi la metà della popolazione (44,1%) non si rivolge ad alcun soggetto per avere indicazioni e suggerimenti per un utilizzo critico e consapevole dei mezzi di comunicazione.
Una percentuale considerevole di minorenni si rivolge a famiglia (più della metà), insegnanti (circa un terzo) e, nel caso dei grandi minori, ad amici e compagni di scuola (30%).
Più della metà della popolazione italiana dai 14 anni in su (58,9%) è a conoscenza del ruolo degli algoritmi di raccomandazione utilizzati dalle principali piattaforme online, ma con un grande divario tra gli anziani (il 35,9%) e i giovani adulti (il 73,3%). Solo il 7% degli italiani, però, ha un livello ottimale di alfabetizzazione algoritmica, mentre il 64,6% ha un livello nullo o scarso (l’83% tra gli anziani) e poco più di un quarto ha un livello discreto o buono.
Il 48% della popolazione italiana è a conoscenza della possibilità di personalizzare la propria esperienza di fruizione sulle piattaforme online attraverso modalità di cura o segnalazione dei contenuti, con un livello di conoscenza superiore alla media per grandi minori e giovani adulti e nettamente inferiore alla media per gli anziani. Tra coloro che sono a conoscenza della possibilità di personalizzare la propria esperienza di fruizione sulle piattaforme online, l’80% dichiara di aver utilizzato almeno uno strumento di curation dei contenuti, e più del 60% di aver utilizzato almeno uno strumento di segnalazione dei contenuti, con differenti pattern di utilizzo tra fasce di età più evidenti per gli strumenti di segnalazione.
Qui il Report di ricerca dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni – AGCOM: REPORT MEDIA LITERACY