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La Global Sumud Flotilla in mare verso Gaza: tra speranze e minacce

La Global Sumud Flotilla è tornata in mare, e il Mediterraneo si fa teatro di una nuova sfida al blocco imposto da Israele sulla Striscia di Gaza. “Sumud” significa resistenza, costanza: è questo lo spirito che muove gli attivisti, i medici, i delegati e le personalità di oltre trenta Paesi che hanno deciso di imbarcarsi in un viaggio carico di tensione e di speranza.

Negli ultimi giorni diverse navi sono partite dai porti italiani, spagnoli e soprattutto tunisini, dove il convoglio ha dovuto affrontare le prime difficoltà. A Bizerte e a Sidi Bou Said due imbarcazioni, l’“Alma” e la “Family Boat”, sono state colpite da droni, subendo danni ma senza feriti. L’episodio ha costretto gli organizzatori a rafforzare le misure di sicurezza e a ridurre la capacità di alcune barche, pur senza fermare la missione.

Il 16 settembre segna una tappa decisiva: dal Nord Africa nove navi hanno lasciato i porti per dirigersi verso le acque internazionali, mentre altre sei sono pronte a partire. Parallelamente, imbarcazioni provenienti dall’Italia e dalla Spagna si stanno muovendo per unirsi al convoglio e proseguire insieme verso Gaza. Nonostante i ritardi logistici e i problemi tecnici, l’idea rimane intatta: arrivare a rompere simbolicamente l’assedio e consegnare aiuti umanitari.

La preoccupazione cresce anche a livello diplomatico. Un gruppo di Paesi che va dal Sudafrica all’Indonesia, dal Messico alla Turchia, ha diffuso un comunicato congiunto chiedendo il rispetto del diritto internazionale e la protezione dei partecipanti. La pressione è forte perché la storia delle flottiglie dirette a Gaza è segnata da scontri, arresti e violenze, ma anche dalla tenacia di chi continua a solcare il mare per affermare un principio.

Oggi dunque la Global Sumud Flotilla è ufficialmente in navigazione, pur con un mosaico di imbarcazioni che devono ancora ricomporsi in un’unica rotta. Il Mediterraneo osserva, il mondo guarda, mentre centinaia di attivisti sfidano minacce e incertezze per dire che Gaza non può essere lasciata sola.

Laura Tussi

Fonte
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