Salta al contenuto principale

L’ONU inserisce per la prima volta Hamas nella lista dei paesi e delle organizzazioni responsabili delle violenze sessuali nei conflitti. E avverte che Israele potrebbe essere il prossimo

Funzionari di Hamas hanno dichiarato di aver accettato una proposta di accordo per il cessate il fuoco a Gaza che includerebbe il rilascio di metà dei circa 20 ostaggi israeliani ancora in vita, come parte di una risoluzione graduale della guerra. L'accordo proposto fa seguito ai negoziati tra Hamas e funzionari egiziani e qatarioti che si sono svolti al Cairo nei giorni scorsi e arriva dopo le più grandi proteste contro la guerra in Israele, che chiedevano un accordo per garantire il rilascio degli ostaggi.

L'ultima proposta di cessate il fuoco a Gaza concordata da Hamas prevede la sospensione delle operazioni militari per 60 giorni e potrebbe essere vista come un percorso per raggiungere un accordo globale che ponga fine alla guerra durata quasi due anni, secondo fonti egiziane. Durante il periodo di sospensione dell’offensiva, avverrebbe lo scambio di 150 prigionieri palestinesi con la metà degli ostaggi israeliani ancora in vita, detenuti a Gaza, e i corpi di quelli morti. Israele ha fatto sapere che entro venerdì comunicherà ai mediatori internazionali la sua risposta.

Intanto, nell’ultimo rapporto sulle violenze sessuali nei conflitti, presentato il 14 agosto dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, Hamas è stato incluso per la prima volta nella lista nera dei paesi e delle organizzazioni “sospettati in modo credibile” di essere responsabili di ripetuti episodi o forme di violenza sessuale nelle zone di conflitto all'ordine del giorno del Consiglio. E il prossimo anno questa lista potrebbe essere allargata a Israele e Russia, ha avvertito Guterres.

Secondo il rapporto gli episodi di violenza sessuale nei conflitti in tutto il mondo sono aumentati del 25%, con il numero più alto di casi registrati nella Repubblica Centrafricana, in Congo, Haiti, Somalia e Sud Sudan. Nel 2024 più di 4.600 persone sono sopravvissute a violenze sessuali, perpetrate in gran parte da gruppi armati, ma in alcuni casi anche dalle forze governative. Tuttavia, i dati verificati dalle Nazioni Unite non riflettono la portata globale e la diffusione di questi crimini.

“Chiedo il rilascio immediato, incondizionato e dignitoso di tutti gli ostaggi, garantendo loro un trattamento umano e l'accesso umanitario fino al loro rilascio”, ha detto Guterres. “Continuo a chiedere che sia fatta giustizia, con un regolare processo, per le violenze sessuali commesse durante gli attacchi del 7 ottobre e nel periodo successivo.

Già nel rapporto dell’anno scorso l’ONU aveva menzionato le violenze sessuali commesse da Hamas il 7 ottobre 2023, senza però inserire però inserire l’organizzazione nella lista nera. Il rapporto di quest’anno parla delle violenze sessuali contro gli ostaggi israeliani detenuti a Gaza e sottolinea che la commissione d'inchiesta indipendente delle Nazioni Unite (che opera in Israele e in Cisgiordania dal 2021) ha ricevuto informazioni attendibili secondo cui alcuni ostaggi sarebbero stati sottoposti a violenze sessuali, comprese torture a sfondo sessuale, durante la prigionia.

Guterres ha fatto anche riferimento a un rapporto di Pramila Patten, rappresentante speciale del Segretario Generale sulla violenza sessuale nei conflitti, pubblicata dopo la sua visita in Israele all'inizio dello scorso anno. In quel rapporto Patten aveva concluso che c’erano motivi ragionevoli per ritenere che il 7 ottobre 2023 siano state commesse violenze sessuali, compresi stupri e casi di stupro di gruppo, in diverse località.

Tuttavia, a differenza delle agenzie delle Nazioni Unite, che si sono occupate diffusamente delle violenze sessuali commesse da Hamas il 7 ottobre, Israele non ha mai pubblicato un rapporto al riguardo. Anzi, come riferito da Haaretz all’epoca, Israele avrebbe impedito all’ONU di condurre un’indagine approfondita sulle violenze sessuali commesse da Hamas, perché ciò avrebbe implicato anche un’indagine da parte di Patten anche sulle violenze sessuali contro i palestinesi detenuti in Israele.

Come condizione per l'esame dei crimini di Hamas, Patten aveva chiesto infatti chiesto che al suo staff fosse concesso l'accesso alle strutture di detenzione israeliane dove sono detenuti i palestinesi, in modo da poter anche indagare sulle accuse di violenza sessuale da parte dei soldati. 

Il rapporto critica Israele per non aver consentito agli organismi competenti delle Nazioni Unite di condurre indagini approfondite e indipendenti. Le autorità israeliane hanno dato all'ONU informazioni sulle “procedure operative standard e gli ordini relativi alla detenzione, alle denunce e ai meccanismi di supervisione o controllo, comprese le misure di controllo giudiziario”, ma hanno fornito informazioni limitate sulla responsabilità per gli episodi di violenza sessuale nelle strutture di detenzione israeliane, nonostante la disponibilità di testimonianze e prove documentarie di tali violenze. Inoltre, il governo israeliano non ha concesso agli organismi competenti delle Nazioni Unite l'accesso alle strutture di detenzione per svolgere “indagini complete e indipendenti sugli attacchi del 7 ottobre”. Pertanto, “i casi verificati dalle Nazioni Unite devono essere considerati indicativi piuttosto che esaustivi”.

Guterres ha invitato Israele ad assicurare alla giustizia i responsabili dei presunti crimini sessuali commessi dalle sue forze di sicurezza, in particolare contro i palestinesi detenuti nei centri di detenzione, ed esortato il governo israeliano “affinché conceda libero accesso agli organismi competenti delle Nazioni Unite per svolgere indagini approfondite su tutte le presunte violazioni, comprese le violenze sessuali legate al conflitto”. Inoltre ha invitato il governo israeliano a “a garantire un trattamento umano a tutti i detenuti e ad attuare misure di prevenzione, compreso il libero accesso umanitario alle strutture di detenzione”.

Per quanto riguarda le violenze sessuali che sarebbero state commesse contro i palestinesi, l'ONU ha verificato 12 casi di violenza sessuale contro sette uomini palestinesi, commessi da membri delle Forze di Difesa Israeliane, del Servizio Penitenziario Israeliano, dei servizi di sicurezza Shin Bet e dell'Unità Nazionale Antiterrorismo (Yamam).

La commissione d'inchiesta indipendente avrebbe documentato almeno due tentati stupri e quattro casi di violenza sessuale, commessi dalle forze di sicurezza israeliane, nei confronti di detenuti nelle prigioni di Ketziot e Megiddo, nonché nel centro di detenzione di Sde Teiman. Nel rapporto sono stati registrati anche due episodi di percosse e calci ai genitali durante un raid in una casa in Cisgiordania e almeno dieci casi distinti in cui donne e bambini a Gaza sono stati costretti a spogliarsi e a essere fotografati dalle forze israeliane.

L'ambasciatore israeliano all’ONU, Danny Danon, ha respinto in un post su X le critiche di Guterres e ha chiesto, in ebraico, di ritirare le affermazioni su una futura inclusione di Israele nella lista nera sui paesi e le organizzazioni ritenute responsabili di violenza sessuale nei conflitti. 

“Israele non accetterà la diffamazione delle sue forze di sicurezza, che sono in prima linea nella lotta contro i crimini che voi dovreste prevenire”, ha scritto l’ambasciatore israeliano all’ONU. Secondo Dannon, l’ONU deve ritenere Hamas e i suoi collaboratori “pienamente responsabili” e non continuare a “incolpare l'unica democrazia del Medio Oriente”.
Tal Hochman, direttrice esecutiva dell'Israel Women's Network, ha accolto con favore la decisione dell’ONU: è “l'inizio della svolta della giustizia”, ha dichiarato ad Haaretz, ringraziando il Dinah Project, un'iniziativa israeliana composta da giuristi ed esperti di genere che ha recentemente pubblicato un rapporto per sensibilizzare l'opinione pubblica sugli atti di violenza sessuale contro gli israeliani durante gli attacchi del 7 ottobre guidati da Hamas e durante la prigionia a Gaza, nella speranza di ottenere giustizia per le vittime.

Immagine in anteprima: frame video YouTube via France 24

Fonte
https://www.valigiablu.it/feed/