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Il Partito Laburista di Starmer sta regalando il Regno Unito all’estrema destra

Quando nel luglio del 2024 il Labour Party di Keir Starmer ha vinto le elezioni nel Regno Unito c’erano due sentimenti tra gli osservatori di sinistra, contrapposti ma non necessariamente incompatibili. Da una parte c’era il sollievo per la sconfitta dei Conservatori, accompagnata alla soddisfazione per la vittoria di un partito di sinistra. Dall’altra questa appariva come una magra consolazione: Keir Starmer, partendo da posizioni socialdemocratiche, proponeva nel suo manifesto per le primarie del Labour politiche di sinistra, come aumento della tassazione per i più ricchi e la difesa dei diritti dei migranti. Durante il suo mandato da leader dell’opposizione aveva però alleggerito le sue posizioni per cercare di far breccia negli elettori delusi dai Tory.  

Si era quindi rimangiato buona parte delle promesse fatte in precedenza. Aveva via via fatto marcia indietro sulla volontà di cancellare tagli al welfare State voluti dai governi conservatori: tra questi il più noto riguarda il Two child benefit cap, un provvedimento introdotto dai conservatori per limitare detrazioni e assegni oltre il secondo figlio che secondo le analisi aveva aumentato la povertà nelle famiglie più numerose. Aveva promesso di cancellare le tasse universitarie, salvo poi addirittura aumentarle per la prima volta dal 2017. Il magazine Big Issue ha raccolto tutte le giravolte fatte durante la campagna elettorale da parte di Starmer.

Il risultato non è stato però quello sperato: queste giravolte avevano portato a una disaffezione nei confronti del Labour. Secondo i sondaggi, nel voto del 2024 gli elettori hanno scelto il Labour Party più per liberarsi da quindici anni di Tory più che per le proposte politiche. In particolare, la maggioranza ottenuta da Starmer a livello di seggi è fortemente inflazionata rispetto alla percentuale di voti, a causa anche del ruolo svolto da Nigel Farage e dal suo Reform Party che ha sottratto voti nei collegi ai Conservatori. 

Inoltre aveva espulso esponenti di spicco dell’ala sinistra, come l’ex leader del partito Jeremy Corbyn, di cui era Ministro Ombra per la Brexit. Questo aveva creato ancora più tensione tra i militanti e simpatizzanti del Labour. Corbyn si è poi candidato nel suo collegio di Islington North, in mano ai laburisti fin da un’elezione sostitutiva del 1937, battendo il candidato del partito per quasi 15 punti percentuali. 

Dopo la vittoria del 2024, la soddisfazione di avere un partito di centrosinistra al governo si è perciò assottigliata. 

Il declino della popolarità di Starmer e i movimenti a sinistra

Una volta al governo,  i nodi sono venuti al pettine. A dimostrarlo c’è un sondaggio, svolto tra metà e fine agosto, di YouGov sulla popolarità di Starmer e del suo governo: il tasso di approvazione netto di Starmer tra il 13 e il 28 agosto è il secondo più basso tra i leader dei principali paesi europei e degli USA, dietro quello del presidente francese Emmanuel Macron, che viene però da quasi un decennio alla guida del paese. Non solo: anche per quel che riguarda le intenzioni di voto, il Labour di Starmer ha subito il calo più elevato per un partito di governo nel Regno Unito degli ultimi quarant’anni: dopo appena un anno di voto, il calo è stato dell’11 per cento. Questa emorragia di voti è diretta prevalentemente a sinistra: un’analisi sempre del Guardian basata sui sondaggi di YouGov rivela che solo il 56 per cento degli elettori del Labour lo voterebbe oggi. Il 14 per cento si è spostato invece su partiti di destra, in particolare il Reform Party di Farage. Ma il 26 per cento si è indirizzato verso partiti progressisti come il Green Party, lo Scottish National Party e i LibDem. 

Questi sondaggi non tengono conto di una novità importante all’interno del panorama politico britannico. Durante l’estate è stata proposta la creazione di un nuovo partito di sinistra da parte dell’ex leader del Labour Party Jeremy Corbyn e Zarah Sultana, parlamentare laburista sospesa dal partito proprio per aver votato un emendamento del Green Party che puntava ad abolire il two-child benefit cap. Il nuovo partito non ha ancora un nome definitivo, provvisoriamente è stato scelto Your Party come atto di denuncia verso una politica interessata soltanto agli interessi dei ricchi e che non ascolta l’opinione delle persone normali. 

Secondo le rilevazioni di Ipsos, il partito di Corbyn e Sultana farebbe presa soprattutto tra i giovani. Il 20 per cento dell’elettorato si dichiara propenso a votare un nuovo partito di sinistra, ma questo nasconde le differenze generazionali: la percentuale arriva infatti al 33 per cento nella fascia 16-34, calando poi con l’età. Anche il 33 per cento di chi ha votato per il Labour Party alle elezioni del 2024 si dichiara intenzionato a votare un nuovo partito di sinistra. A giocare un ruolo, però, c’è anche la competitività del partito in contesto di maggioritario secco come quello britannico: una proposta unitaria tra il nuovo partito di sinistra e il Green Party accoglie il favore del 31 per cento dei britannici. Questa percentuale aumenta per i giovani, che arrivano al 52 per cento, e quasi la metà degli elettori del partito laburista nel 2024. 

Anche le novità nel Green Party segnalano movimenti a sinistra. A inizio mese il partito ha eletto come suo nuovo leader il quarantaduenne Zack Polanski, che ha intenzione di dare una svolta. Secondo Polanski, il partito deve allontanarsi da una retorica troppo tecnica e puntare invece su una comunicazione più immediata ed efficace, virando a sinistra in quello che viene definito “ecopopulismo”. La sua linea economica è decisamente di sinistra, criticando le politiche di sgocciolamento che hanno contraddistinto gli anni al governo dei Tory, oltre a supportare l’introduzione di Reddito di Base Universale. Per quanto riguarda il Labour, il nuovo leader del partito ha dichiarato che darà battaglia, soprattutto per quel che riguarda il tema delle disuguaglianze. Come in buona parte dell’Occidente, infatti, dopo un netto calo durato fino agli anni 70-80, le disuguaglianze di reddito e patrimonio sono aumentate negli ultimi trent’anni. Nato in una famiglia ebrea, Polanski sottolinea che il governo non sta facendo abbastanza per fermare il genocidio in corso nella striscia di Gaza. Nei giorni scorsi ha proposto l’arresto del Presidente di Israele Isaac Herzog, in visita ufficiale in UK. 

Un governo manageriale che guarda a destra

La disaffezione diffusa anche tra gli elettori del Labour Party e i movimenti alla sua sinistra sono sintomatici della piega presa dal governo Starmer. Se durante la campagna elettorale c’erano state delle giravolte e il suo programma si era annacquato, fino a diventare sostanzialmente quello di un partito centrista, al governo la virata a destra è stata ancora più netta oltre a una mancanza di visione chiara del futuro del paese. 

Dal governo fanno sapere che ciò è dovuto alla difficile situazione sia domestica sia internazionale. Sul fronte interno, infatti, a pesare ci sono la Brexit e le manovre di politica economica di Liz Truss che hanno minato la fiducia nei confronti degli investitori, tanto che proprio l’ex prima ministra ha minacciato di querelare Starmer se questi continuerà ad accusarla di aver affossato l’economia. 

Se in parte è vero che l’eredità che si trova a gestire il governo Starmer non è invidiabile, al contempo la gestione ha lasciato a desiderare. A partire dalla figura di Starmer, visto come un leader privo di carisma e senza una visione trasformativa del paese. Uno studio ha analizzato l’approccio politico di Starmer, fin da prima che diventasse Primo Ministro. Secondo gli autori, quella di Keir Starmer può essere catalogata come una "giuridificazione" della politica, una tendenza che si inserisce nella visione del governo come arte dell’amministrazione. Questa tendenza, sottolineano gli autori, rischia di essere disastrosa proprio in un periodo di crisi e cambiamenti strutturali come quelli che stiamo vivendo. 

Le fonti vicine a Downing Street confermano una tesi di questo tipo, senza però una caratterizzazione morale. Più che dare una direzione su questioni cruciali come la crisi del welfare state e la politica industriale, il governo segue un approccio manageriale di consultazioni. 

Le politiche trasformative, soprattutto a livello economico, finora non si sono viste, tutt’altro. I piccoli interventi proposti dalla Cancelliera dello Scacchiere Rachel Reeves hanno attirato le critiche sia degli imprenditori che dei cittadini. Non solo, quando il governo ha cercato di intervenire in maniera netta sul Welfare State lo ha fatto con una netta stretta. Per ridurre la spesa corrente, il governo aveva proposto una revisione dei criteri e delle cifre erogate per gli assegni delle persone con disabilità e i lavoratori in malattia. Questo ha portato a un malcontento diffuso all’interno del Labour Party. Con il rischio che la riforma sarebbe passata solo grazie al voto dei conservatori, Starmer ha dovuto fare concessioni alla corposa frangia ribelle del Labour Party. Ciò non ha comunque convinto 49 parlamentari laburisti che non hanno votato la misura. 

Questa crisi ha inasprito le critiche nei confronti di Rachel Reeves, cancelliera dello scacchiere. Reeves rappresenta un elemento di stabilità per i mercati finanziari, in quanto ritenuta sostenitrice di una politica fiscale responsabile. Durante quelle settimane si rincorrevano voci su una sua estromissione dal governo. Starmer si è rifiutato di dichiarare che avrebbe confermato il suo sostegno alla Cancelliera, salvo poi mettere una toppa quando la situazione sul mercato azionario aveva portato a un calo della sterlina e un aumento del tasso di interesse dei Gilt, cioè i titoli di debito del governo britannico. 

Proteste e Immigrazione: Starmer rincorre Farage

La politica economica non è il solo ambito in cui il governo sta svoltando a destra. 

Tra i temi più caldi in questi mesi c’è quello sulla libertà di espressione, in particolare riguardo alle proteste contro il genocidio a Gaza. Negli ultimi mesi, Palestine Action, un gruppo che sostiene la fine dell’apartheid compiuto da Israele ai danni della popolazione palestinese e delle ostilità nei confronti dei civili a Gaza, è stata inserita tra le associazioni terroristiche. Questo ha portato a varie proteste da parte dei manifestanti e ad arresti di massa, anche tra persone di età superiore ai 60 anni. Per lo stesso motivo è stata al centro delle polemiche la scrittrice irlandese Sally Rooney.  L’autrice ha dichiarato che continuerà a versare le royalties ottenute dalla BBC per la trasposizione proprio di Normal people e Conversations with friends a supporto di Palestine Action. Risiedendo in Irlanda, Rooney è al di fuori della giurisdizione britannica. Ma esponenti del governo hanno fatto sapere che potrebbe configurarsi come reato un appoggio esplicito del gruppo durante una presentazione di un libro o la partecipazione a un festival. 

Anche sull’immigrazione Starmer ha segnato un cambio di rotta. Paradigmatico sotto questo punto di vista un discorso pronunciato proprio da Starmer nel maggio del 2025 per illustrare i cambiamenti in materia. Nel corso del discorso il Primo Ministro ha dichiarato che senza regole stringenti sull’immigrazione “rischiamo di diventare un’isola di estranei”. Il discorso è stato paragonato a quello del ministro ombra conservatore degli anni ‘60  Enoch Powell, in cui dichiarava che presto i britannici sarebbero diventati stranieri nella loro terra. Per quel discorso, il leader dell’opposizione Edward Heath lo costrinse alle dimissioni. 

La strategia adottata da Starmer sull’immigrazione è sintomatica però delle dinamiche elettorali innescate nel Regno Unito. I conservatori, dopo la pesante sconfitta del 2024, hanno eletto una nuova leader, Kemi Badenoch, che appartiene alla destra del partito. Badenoch infatti sposa posizioni conservatrici anche sui diritti civili, dopo che i conservatori (da Cameron in poi) si erano dimostrati più aperti. Tuttavia, questo non ha portato a un aumento dei consensi. Al contrario, gli elettori si sono rivolti sempre di più verso Reform, il nuovo partito fondato da Nigel Farage. Dopo il referendum sulla Brexit, si era ritirato dalla politica, avendo raggiunto il suo obiettivo. Farage aveva quindi cominciato un’operazione di rebranding, lavorando come speaker radiofonico e partecipando a reality show. 

Questa operazione simpatia è risultata vincente portando Farage, soprattutto dopo la caduta di Boris Johnson, di nuovo al centro del dibattito pubblico, anche grazie a un partito più strutturato. La strategia di Reform, che oggi è in testa ai sondaggi, coincide con la formula che ha funzionato per molti partiti fascio-populisti in Occidente: una retorica a favore di lavoratori e piccoli risparmiatori, più vicina quindi ai temi di sinistra, coniugata con posizioni conservatrici a livello sociale. Con un governo impantanato e senza visione e il collasso dei conservatori, Farage punta quindi a prendersi Nr.10 alle elezioni del 2029. Il fatto che non si tratti di un’ipotesi remota lo dimostrano i finanziamenti ricevuti dal partito: secondo un’analisi di Opendemocracy, vari finanziatori un tempo legati al Partito Conservatore si sono ormai spostati verso Reform.

Ma Farage è solo il volto “presentabile” della destra radicale-estrema britannica, che sta vivendo momenti di grande fermento. A conferma c’è la manifestazione anti-immigrazione di questo fine settimana organizzata dall’attivista di estrema destra Tommy Robinson. All’evento hanno partecipato, da remoto, altri esponenti dell’internazionale di destra come Elon Musk ed Eric Zemmour. 

Cambiare rotta, anche se è difficile

I consensi per Reform assieme ai movimenti a sinistra delineano un panorama di radicalizzazione per la politica britannica, con un possibile collasso del dominio dei due principali partiti- il Labour e i Tory- a favore di formazioni più radicali. 

Se Starmer e il suo partito vogliono sopravvivere e non fare la fine dell’esperienza Macron ma in versione accelerata hanno bisogno di distaccarsi da una visione tecnocratica e di mera amministrazione dell’esistente. Quello di cui ha bisogno il Labour è una visione trasformativa del paese che vada a incidere sulla vita delle persone comuni che si trovano ad affrontare problemi come l’inflazione, la crisi dell’NHS, un’economia in stagnazione. Per risolvere questi problemi sistemici, non si può optare per correzioni infinitesime. Recentemente Starmer ha varato un rimpasto, a seguito anche delle dimissioni della vice premier Angela Rayner. Durante un’indagine interna, infatti, erano emerse delle irregolarità riguardo al pagamento delle tasse per una sua abitazione. Ma questi cambiamenti, fatti anche per dare nuova linfa vitale a un governo in affanno, non sono abbastanza.

Quello che serve invece è un piano ambizioso che guardi a sinistra. Questo è necessario per porre un freno all’avanzata di Farage nei sondaggi. Al contrario, il governo finora ha provato la strategia opposta, cioè una comunicazione che inseguiva Farage sui suoi temi. La differenza è che, laddove Starmer è criticato per le giravolte, le posizioni disumane sull’immigrazione di Farage sono le stesse di un tempo. La coerenza in politica gioca un ruolo fondamentale. 

Non è comunque detto che Starmer riesca a sopravvivere, stretto appunto in questo nuovo clima polarizzato tra la destra di Farage e la sinistra che intercetta i delusi. Il rischio è che l’esperienza Starmer non sia nient’altro che un relitto del passato, una gestione meramente burocratica del governo davanti a sfide che richiederebbero invece prese di posizione più nette e politiche che vadano a intervenire sui problemi delle persone normali.

(Immagine anteprima via Flickr) 

 

Fonte
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