Every bombed village is my hometown
And every dead child is my child.
em>Every grieving mother is my mother.
Every crying father is my father
Every home turned in rubble
is the home I grew up in.
Every brother carrying the remains
of his brother across borders
is my brother.
Every sister waiting for a sister
who will never come home
is my sister.
Every one of this people are ours
Just like we are theirs.
We belong to them
And they belong to us.
James Baldwin
Durante la guerra del Vietnam James Baldwin, scrittore nero americano, scrisse questa poesia, “Ogni villaggio bombardato è la mia città natale” un invito alla solidarietà con coloro che soffrono più attuale che mai.
Oggi più che mai milioni di persone seguono con angoscia e partecipazione emotiva le sofferenze del popolo palestinese.
Per anni abbiamo ignorato quasi tutto di questo popolo, ridotto a etichette: pericolosi terroristi, fanatici islamisti, lanciatori di pietre, kamikaze, nemici dell’unica democrazia in Medio Oriente… Abbiamo letto e conosciuto invece molti scrittori israeliani, autori di testimonianze significative e meritevoli di visibilità e riconoscimenti letterari.
Le guerre, le vittorie e i successi dello Stato di Israele sono state seguite in passato con ammirazione. Emergevano però cronache di soprusi e sopraffazioni da parte israeliana ai danni dei palestinesi difficilmente giustificabili: distruzione di abitazioni, sradicamento di ulivi, privazione di accesso all’acqua, incarcerazioni di minorenni, torture di prigionieri… per non parlare delle innumerevoli violazioni del diritto internazionale. Pur se denunciate, tale violazioni non sminuivano la generale simpatia per lo Stato ebraico nei Paesi occidentali.
La situazione attuale ha portato sempre più alla ribalta le ragioni di un popolo oppresso, nascoste da una narrazione unilaterale. Chi sono i palestinesi ? Le voci di giornalisti, artisti, scrittori e poeti ci permettono di conoscere le persone che stano dietro alle etichette e ai tragici numeri, esseri umani privati gradualmente di tutti i diritti, fino al diritto alla vita.
La conoscenza dei fatti storici è indispensabile, ma non basta. La narrazione delle vicende personali dà voce all’umanità e alle ragioni del conflitto e della resistenza all’oppressione. Luoghi e persone diventano così vivi e reali. L’empatia porta al riconoscimento e contrasta la disumanizzazione alla base del terrorismo e del terrorismo di stato. Per questo proponiamo un breve saggio storico e due romanzi, approcci complementari alla stessa tematica.
La storia
Ilan Pappé. Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina dal 1882 a oggi
«Credo che chiunque si opponga all’oppressione e all’ingiustizia possa comprendere i nodi basilari di quello che oggi è noto come il conflitto israelo-palestinese. Questo libro è il mio tentativo di renderlo intellegibile».
Ilan Pappé, storico israeliano
«Un contributo indispensabile per comprendere Israele e l’insostenibilità del suo impianto statuale, alla cui documentata mancanza di autentico spirito democratico si è aggiunta la minaccia di forze politiche estremiste al suo interno».
Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui Territori Occupati palestinesi
Questo semplice ma rigoroso saggio è stato scritto dallo storico antisionista Ilan Pappé con l’intento di “contestualizzare il 7 ottobre e ciò che ne è seguito all’interno della storia del conflitto e di fare una valutazione di ciò che Hamas e Israele volevano ottenere con le loro azioni.”
Il saggio ripercorre le tappe del conflitto israelo -palestinese fin dalle origini, alla fine del XIX secolo, quando i primi coloni sionisti si stabilirono nella Palestina ottomana.
Vi sono spiegati con chiarezza i principali protagonisti, gli eventi e i processi che hanno portato alla situazione attuale. Le fasi della progressiva colonizzazione, la proclamazione dello Stato ebraico e la Nakba, la pulizia etnica e l’occupazione illegale, le guerre e il fallimento degli accordi di Oslo sono frutto di una precisa logica e ideologia, di “un progetto coloniale insediativo che si fondava sulla subordinazione di un altro popolo, fino a sostituire completamente la società nativa con la propria”
Le speranze sistematicamente deluse dei palestinesi di veder riconosciuto il loro diritto all’autodeterminazione, portarono alla resistenza all’occupazione e alla lotta armata.
L’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 e gli orrori che ne sono seguiti hanno condotto il conflitto ai livelli estremi, fino al genocidio a cui assistiamo.
Questo libro è una guida per comprendere una storia controversa, frutto di potenti interessi economici e politici e trovare una soluzione che dia giustizia e pari diritti a tutti coloro che vivranno in una futura Palestina liberata.
Le storie
Alae Al Said è una giovane scrittrice italo-palestinese. Nata e vissuta in Italia, la sua famiglia le ha trasmesso la memoria del suo popolo e del suo Paese di origine, che ci presenta in forma narrativa in questi due romanzi.
Ripercorrendo le fasi storiche vissute da personaggi comuni, racconta la vita quotidiana, le città e la campagna, il cibo, il linguaggio e la cultura, le relazioni familiari e sociali… Parole ed espressioni tradotte nel glossario finale in entrambi i libri ci avvicinano alla lingua, alla mentalità e alla peculiarità culturale di questo popolo.
La quotidiana normalità con cui iniziano le vicende narrate è travolta dalle brutali occupazioni militari. I soprusi subiti, la rabbia e la rivolta che ne conseguono hanno come protagonisti ragazzi e ragazze, padri e madri, vicini di casa… Il lettore assiste così agli avvenimenti più drammatici e purtroppo reali: gli abusi e le torture in carcere, la demolizione e l’espropriazione delle abitazioni, il furto delle terre, le intimidazioni e gli assassinii. I fatti e i personaggi rispecchiano fedelmente quanto è accaduto e accade su scala infinitamente più grande e più grave.
I romanzi di Alae Al Said sono adatti alla lettura da parte di giovani studenti, in quanto i protagonisti sono ragazzi, si parla di rapporti familiari, di bullismo, di amori e gelosie e permettono quindi di identificarsi e amare i personaggi, suscitando empatia e immedesimazione.
Le descrizioni di luoghi e avvenimenti fanno entrare in modo quasi cinematografico in questa martoriata parte di mondo.
Alae Al Said. Sabun. Zambon. 2018
Il primo romanzo è ambientato a Nablus, e si svolge nell’arco di tempo tra il 1977 e il 2014. Le descrizioni della fabbricazione artigianale e tradizionale del sapone (“sabun”) , la raccolta delle olive, le stradine e le abitazioni della città vecchia fanno rivivere l’atmosfera e la quotidianità delle famiglie palestinesi prima dell’occupazione e della colonizzazione israeliana.
Protagonista una ragazzina che crescendo si trova a dover interrompere in modo brusco e traumatico la vita spensierata e felice dell’infanzia e a vivere soprusi e sofferenze che coinvolgono la sua famiglia e le sue amicizie.
Le voci dei personaggi si alternano nel raccontare, malgrado i lutti e le crescenti difficoltà, l’amore, l’amicizia, la resilienza e la resistenza, la fede e il coraggio, fino al tentativo di costruirsi un futuro che non a tutti sarà concesso di raggiungere.
Alae Al Said. Il ragazzo con la kefiah arancione. Ponte alle Grazie -2025
Il romanzo si svolge ad Al Kahlil /Hebron tra il 1961 e il 1994. Anche qui la storia di due ragazzi e della loro amicizia: il primo è il figlio del proprietario di una fabbrica di Kefiah (realmente esistente) timido e vittima di bullismo a scuola, il secondo è un “ragazzo di strada” dal grande cuore.
Le vite dei due ragazzi si svolgeranno su binari diversi, in un alternarsi cronologico che riflette gli avvenimenti storici e le loro ripercussioni sulla vita e il destino dei personaggi.