Riceviamo da Luigi Meneghello e volentieri pubblichiamo questo racconto che ci arriva dal profondo Veneto. Come avvenuto a Crema, in territori dove gli stessi organizzatori non credevano di raggiungere il risultato ottenuto, le cose invece si muovono.
A Legnago, Comune capoluogo della bassa veronese, da martedì 19 agosto, con una presenza media di una cinquantina di persone, ci si trova tutte le sere a dimostrare per la Pace, contro tutte le guerre. Gaza è diventata il punto d’incontro di tanti cartelloni, letture e poesie oggetto di condivisione.
Sull’esempio di Milano, con il sostegno a distanza pronto e attivo di chi manifesta da dieci settimane, alle 18.30 i volontari di molte associazioni scendono in piazza. Con le bandiere palestinesi e quelle arcobaleno della pace, con cartelloni colorati grandi e piccoli, con poesie e testimonianze lette al megafono.
“Non ne possiamo più delle guerre nel mondo, della troppa indifferenza, di quello che avviene a Gaza!” dicono in molti.
Tutto è iniziato il 2 giugno, Festa della Repubblica. Presso la Comunità Emmaus di Aselogna di Cerea (Verona). Dopo settimane di preparazione e di messaggi, siamo riusciti a radunare e a far conoscere tra loro una ventina di associazioni di volontariato del territorio. Abbiamo quindi organizzato il presidio per Gaza per quattro sabati di fila, dopo parecchie difficoltà avute con il Comune per le varie autorizzazioni.
Ma si trattava di spingere l’acceleratore: sono state necessarie le energie e lo slancio di pochi di noi, molto determinati (fino ad essere considerati “matti”), per annunciare “di brutto” ai 23 rappresentanti delle associazioni, a volte titubanti o timorosi dell’insuccesso, in un’ennesima riunione: “Da domani si inizia un’ora per la pace, tutte le sere, in piazza a Legnago, come fanno già a Milano, a Crema, e in tante altre città”.
Non era facile credere di poter mettere assieme tutte le sere un bel gruppo di partecipanti per dimostrare pubblicamente che è ancora possibile uscire dalle case, alzarsi dalle poltrone, portare in piazza la propria indignazione, anche perché i volontari sono impegnati pure di sera in riunioni organizzative, chi in chiesa, chi nelle attività di sostegno ai ragazzi che lavorano (in nero) nelle raccolte delle campagne attorno.
Stupenda cosa è la comunanza umana che nasce immediata, la vicinanza con persone che non si conoscono, con cui iniziano forti abbracci, calorose strette di mano e rapporti di amicizia, che dicono forte: “Restiamo umani!”
Tante donne (la maggior parte!), pochi giovani, ma quelli che partecipano sono meravigliosamente attivi. Ragazzine bravissime (accompagnate da madri immigrate dal Marocco), alcune sere fa hanno letto poesie e brani contro le guerre, per la pace. Stanno partecipando uomini della comunità marocchina e ragazzi del Centro Accoglienza Immigrati (arrivati da Lampedusa o dalla rotta balcanica), tutti mescolati alle bandiere e ai cartelli colorati tenuti al collo.
Siamo proprio un bellissimo gruppo variegato e colorato. Stiamo aiutando la reciproca conoscenza tra realtà e persone che, pur vivendo da anni vicine, non si parlavano. Come dice il motto dei Volontari Emmaus (che ripete spesso Luigino De Guidi, il Presidente): “Dobbiamo essere portatori di cambiamento”.
Stanno partecipando anche persone proveniente dai Comuni vicini. Ci chiedono inoltre di “dare una mano” per organizzare manifestazioni come la fiaccolata a Cologna Veneta e le iniziative a Bovolone e a Cerea. A Oppeano presso l’Azienda Ferrarini si sono svolti già due incontri di domenica pomeriggio, con le testimonianze di Dima (forte donna palestinese) e di Emergency, con un centinaio di partecipanti.
Incredibile, la bassa veronese si muove!