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Don Nandino Capovilla: obiettore di coscienza, in Israele e in Italia

Dopo l’arresto all’aeroporto di Tel Aviv e l’espulsione da Israele, appena tornato in Italia il sacerdote ha convocato una conferenza stampa.

Nel messaggio divulgato mentre veniva rilasciato, l’11 agosto scorso aveva chiesto ai giornalisti di non parlare di lui e della vicenda che lo ha reso un protagonista delle cronache omettendo di riferire corrette informazioni sul genocidio dei palestinesi.

«Non puntate riflettori e microfoni su di me, guardate il motivo per il quale stavo andando in Palestina – ha sollecitato don Nandino Capovilla – Poniamo l’attenzione su ciò che sta accadendo lì».

L’incontro con lui e insieme a Betta Tusset, coordinatrice della campagna “Ponti e non muri” e con lui autrice di Sotto il cielo di Gaza pubblicato il marzo scorso e una serie di libri editi dal 2005, inoltre insieme al consigliere nazionale di Pax Christi, don Renato Sacco, e a monsignor Giovanni Ricchiuti, presidente del movimento dei cristiani pacifisti che è intervenuto in collegamento dalla Cisgiordania, si è svolto il 13 agosto nella sua comunità, la parrocchia della Resurrezione a Marghera, coinvolgendo molte persone, non solo giornalisti, collegate in modalità telematica.

«Ovviamente tutti mi stanno chiedendo di raccontare i fatti accaduti – ha esordito don Nandino Capovilla – Ebbene, è successo che mentre io venivo fermato e arrestato, trattenuto in detenzione amministrativa, intanto a Gaza morivano tante persone e molti bambini…».

Don Nandino Capovilla ha spiegato che, come cita l’atto di espulsione, è stato allontanato dal paese perché ritenuto “un pericolo per lo Stato di Israele” e commentato: «Eppure invece Benjamin Netanyahu, per cui il 21 novembre 2024 la Corte penale internazionale ha emesso un mandato d’arresto, può risiedere e muoversi in Israele e persino viaggiare all’estero senza impedimenti…».

Delle 7 ore trascorse all’aeroporto di Tel Aviv ha riferito: «Con me c’erano altre due persone, di altri Paesi, e insieme eravamo controllate dagli agenti israeliani, che non risponevano alle nostre richieste di informazioni su cosa ci stesse accadendo e perché. Quando chiedevamo il permesso di andare in bagno ci dicevano: “Non adesso, dopo”. Infine mi hanno perentoriamente ordinato di firmare un documento…».

Il sacerdote italiano ha soffermato l’attenzione sulla reazione di un agente della polizia israeliana al suo rifiuto di firmare un documento: «Ha protestato con veemenza, asserendo che io fossi obbligato a firmare quell’atto, così mostrando che in un sistema autoritario la libertà di scelta non è ammessa e, oltre a venire ostacolata o impedita, non è nemmeno ritenuta possibile dalle persone sottomesse ai potenti».

E dopo gli interventi succeduti al suo e il dialogo con gli interlocutori, don Nandino Capovilla ha concluso la conferenza stampa proclamando: «Dichiaro la mia obiezione di coscienza qualora al Parlamento italiano sia varato il disegno di legge in base al quale verranno proibite le riunioni e manifestazioni di solidarietà con i palestinesi».

Betta Tusset ha ricordato che il titolo della campagna Ponti non muri avviata il 9 ottobre 2004 è ispirato alla frase di papa Giovanni XXIII, “Non di muri, ma di ponti ha bisogno la Terra Santa” e che i pellegrinaggi organizzati da Pax Christi in Palestina sono realizzati per incontrare il popolo perseguitato e dare voce alle persone oppresse nel rispetto del loro dolore, della loro storia e della loro cultura.

Don Renato Sacco ha focalizzato l’attenzione sull’ipocrisia dei governanti italiani: «L’Italia è il terzo maggiore fornitore di armi a Israele, e il ministro Crosetto lo sa bene… A giugno scorso avevamo chiesto che l’accordo commerciale per i trasferimenti d’armi e tecnologie militari con Israele fosse annullato, invece è stato rinnovato… L’UE, con 72 miliardi di euro investiti, molti più degli USA, è il maggiore partner di Israele…».

E, ricordando gli attacchi che hanno colpito Taybeh, don Sacco ha rammentato che questa comunità palestinese è cristiana, “non un covo di estremisti fondamentalisti terroristi musulmani” e affermato: «La guerra si nutre di bugie e la verità è l’arma più forte con cui debellarla».

Citando Hannah Arendt, il coordinatore nazionale di Pax Christi, Antonio De Lellis, ha osservato che i regimi oppressivi si reggono su cecità, complicità e obbedienza e affermato che per non essere ciechi e complici delle atrocità commesse dal governo israeliano in Palestina si devono applicare le sanzioni e si possono fare azioni pacifiche, come boicottare il commercio di prodotti ‘made in Israele’ che viene promosso dalla campagna di BDS e sostenere le lotte dei lavoratori che, come i portuali di Genova, denunciano e impediscono il trasporto di armi in Israele.

Riprendendo gli accenni di don Nandino Capovilla e Antonio De Lellis, il presidente della Fondazione Lelio e Lisli Basso, Franco Ippolito, ha messo in evidenza il parallelismo tra l’espulsione da Israele ingiunta al sacerdote italiano e quella dei funzionari del presidio a Gerusalemme dell’OCHA.

Nandino Capovilla e Betta Tusset: “Continuiamo a dare voce al popolo palestinese oppresso” / FAMIGLIA CRISTIANA – 13 AGOSTO 2025

Maddalena Brunasti

Fonte
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