Una delle forme più subdole del conflitto israelo- palestinese è l’attacco sistematico alla memoria, all’identità e alla cultura palestinese che rientra nella strategia coloniale israeliana. Questo processo può considerarsi una forma di “genocidio culturale”, che si affianca alle violenze fisiche e militari e mira a cancellare la lingua, la storia e le tradizioni del popolo palestinese e a distruggerne luoghi di memoria come archivi, scuole, biblioteche, musei, librerie e monumenti religiosi al fine di impedire la trasmissione culturale, operando anche attraverso la censura, il controllo scolastico e la soppressione dell’insegnamento.
Per contrastare questo processo ed essere solidali con chi questa pressione lo subisce ai primi di luglio l’Associazione Mediweaves ha costruito un interessantissimo percorso di formazione on line a cui hanno aderito circa una trentina di realtà culturali e in prevalenza librerie. Mediweaves è una cooperazione tra nove librerie indipendenti e storiche dell’area mediterranea: Italia, Turchia, Grecia, Palestina, Israele, Marocco, Spagna e Francia. Coordinata dalla libreria siciliana Casa del Libro Rosario Mascali di Siracusa, insieme a due biblioteche di Istanbul (Franksteayn Kitabevi e Homer Kitabevi) ha lo scopo di rafforzare il ruolo delle librerie indipendenti come presidi culturali e civici, soprattutto nel Mediterraneo, promuovendo dialogo, pace e scambio tra culture diverse e dimostrare la capacità delle librerie di operare a livello internazionale, superando barriere geografiche, politiche e linguistiche.
L’incontro formativo è stato tenuto da Mahmoud Muna libraio della libreria Book Educational di Gerusalemme Est: gestita da Mahmoud insieme ai fratelli, conta almeno tre sedi – in Salah Eddin Street (due punti: arabo, inglese) e una al American Colony Hotel – diventando un punto di riferimento per lettori in arabo e in inglese e per studi approfonditi sul conflitto. La libreria è anche un caffè letterario e dunque un luogo di ritrovo che ospita eventi letterari, presentazioni, proiezioni e dibattiti, divenendo centro culturale nevralgico e un luogo di confronto. È infatti un luogo di incontro tra culture che consente un contributo attivo al dialogo su narrazione e identità palestinese: “tenere viva la memoria” è il suo obiettivo dichiarato.
Il 9 febbraio 2025, la polizia israeliana ha effettuato un blitz in entrambe le sedi, arrestando Mahmoud e suo nipote Ahmad con le accuse iniziali di “incitamento e sostegno al terrorismo”, poi modificate in “disturbo dell’ordine pubblico. Sono stati sequestrati centinaia di libri – inclusi titoli di Chomsky, Pappé, l’albo da colorare “From the River to the Sea” e libri con bandiere palestinesi. Gli arrestati rilasciati dopo due notti in carcere sono poi stati posti agli arresti domiciliari per 5 giorni con il divieto d’accesso alle librerie per 20 giorni. Mahmoud Muna ha dichiarato che è stato usato Google Translate per decidere cosa sequestrare, spesso limitandosi alla copertina o ai simboli (bandiere, kefiah) ha definito queste azioni “Orwelliane”.
La libreria può considerarsi un baluardo dell’identità palestinese, un punto di riferimento culturale e un’infrastruttura di resistenza intellettuale. A questa resistenza si uniscono in coro i librai di altre librerie italiane: conoscere meglio la letteratura palestinese e importare questa conoscenza nel proprio lavoro di ciascuno e nella propria libreria al fine di preservare la memoria è un dovere etico e culturale per ogni libreria aderente.
Sostenere librerie come la Educational Bookshop e colleghi come Mahmoud Muna rappresenta un impegno che non riguarda solo la solidarietà verso una singola libreria sotto attacco, ma si inserisce in una più ampia difesa della libertà di espressione, della cultura come resistenza e del diritto dei popoli a narrare la propria storia. Ogni libreria è anche uno spazio politico e culturale. Curare un catalogo, proporre libri, ospitare eventi è un atto di scelta politica. Difendere una libreria attaccata per il suo contenuto significa difendere il ruolo di tutte le librerie come custodi della memoria e della molteplicità culturale.