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Conferenza stampa alla Camera dei Deputati: confermato sciopero generale se la Global Sumud Flotilla verrà attaccata

Si è conclusa da poco la conferenza stampa sulla situazione della Global Sumud Flotilla indetta alla Camera dei Deputati e condotta da Fabrizio Cassinelli dell’Ansa, che ha ringraziato partiti, sindacati e associazioni per il loro aiuto alla flotilla in una situazione che può cambiare da un momento all’altro.

Elisabetta Piccolotti di AVS ha ribadito un concetto fondamentale: gli attivisti della flotilla stanno facendo ciò che dovrebbero fare i governi e per questo sono sostenuti dalla maggior parte degli italiani. Se i governi assomigliassero alla società civile saremmo in una condizione ben diversa.

Maria Elena Delia, portavoce italiana del Global Movement to Gaza, ha fatto il punto della situazione, a partire dalla notte appena trascorsa, in cui tutti si aspettavano l’attacco israeliano. In realtà ci sono state un’osservazione ravvicinata e manovre di disturbo, ma ancora nessuna intercettazione. E’ lo schema seguito da Israele nelle missioni precedenti, con la differenza che bloccare più di 40 barche è ben diverso da bloccarne una sola, anche se è probabile che le cose cambino nelle prossime ore.

Il governo italiano definisce irresponsabili gli attivisti che si ostinano a proseguire il loro viaggio, ma bisognerebbe chiedersi perché mai dovrebbe essere pericoloso muoversi in acque internazionali. La risposta purtroppo è semplice: quando c’è di mezzo Israele la legge non vale più e dunque sono gli attivisti a dimostrarsi responsabili, visto che rispettano il diritto internazionale, mentre Israele lo viola da decenni.

Le cose però stanno cambiando: nonostante le violente dichiarazioni del governo e le bugie e le diffamazioni di tanti media mainstream, la gente si è svegliata e ha capito che quello che sta accadendo non riguarda solo Gaza e la Palestina, ma un rispetto della vita e delle leggi che va recuperato. Lasciare che l’asticella dell’orrore si alzi ogni giorno di più crea un precedente pericoloso anche per chi finora non si è curato molto dei palestinesi.

Se anche le cose dovessero andare nel modo “migliore”, con l’abbordaggio, gli arresti e l’espulsione degli attivisti, sarebbe comunque una violazione dello stato di diritto e del principio secondo cui la legge è uguale per tutti.

Alla domanda sulla sensazione provata quando la fregata italiano Alpino si è allontanata mentre si trovavano tutti a 150 miglia da Gaza, in acque internazionali e quindi ben lontano dalle 12 miglia definite “zona di guerra” da Israele, Delia ha risposto che una mossa simile non aumenta certo la fiducia in quelli che ci dovrebbero tutelare. In quanto al presunto legame con Hamas denunciato da Israele la risposta è semplice: è un ulteriore tentativo di diffamazione senza prove, non avendo altri elementi sostanziali.

E’ poi intervenuto Yazan Eissa, del direttivo della GSF, che ha ripercorso la lunga storia di crimini israeliani commessi nella più totale impunità e violazione di diritti, sentenze e risoluzioni, fino al chiaro intento di pulizia etnica e genocidio ormai sotto gli occhi di tutti.

La sintesi è chiara: quando chiediamo di applicare il diritto internazionale ci chiamano terroristi, mentre noi vogliamo solo seguire il principio per cui la legge è uguale per tutti.

Maurizio Landini, Segretario generale della CGIL, ha ringraziato la Global Sumud Flotilla perché con un gesto di coraggio e dignità ha suscitato un’ondata di mobilitazione e solidarietà in tutte le forme possibili. Intercettarla in acque internazionali rappresenta un atto di guerra contro chi sta svolgendo una missione politica e umanitaria in modo nonviolento e portando avanti valori sanciti dalla Costituzione italiana e dalle convenzioni internazionali. Ha poi confermato l’intenzione di proclamare uno sciopero nel caso la flotilla venisse intercettata. E’ il momento di scendere di nuovo in piazza e ridare continuità alla domanda di democrazia, libertà e solidarietà con il popolo palestinese, difendendo così il diritto all’autodeterminazione di ogni popolo.

Guido Lutrario dell’esecutivo nazionale dell’USB ha ricordato che non intervenire, non protestare significa essere complici del genocidio, come lo è il nostro governo. Bisogna seguire e amplificare l’esempio dei portuali di Genova, Livorno e Ravenna, che hanno bloccato le navi cariche di armi dirette in Israele e lo sciopero generale è un’occasione in più per rafforzare la loro azione. Ha ricordato le oltre 80 manifestazioni che il 22 settembre hanno invaso le piazze e le strade italiane, dimostrando maturità, determinazione, coraggio ed entusiasmo. L’eccezione rappresentata dalle violenze di Milano dimostra solo che il questore dovrebbe dare le dimissioni, dato che si è dimostrato incapace di gestire una situazione che nelle altre città non ha creato problemi.

Anche Antonio Amoroso della CUB ha ringraziato la Global Sumud Flotilla perché ha portato più che mai alla ribalta il massacro dei palestinesi e ha ribadito l’intenzione di proclamare uno sciopero generale senza preavviso nel caso le venisse impedito di proseguire la sua missione. Il primo sciopero, il 22 settembre, ha rotto ogni argine e consentito iniziative in tutta Italia e il secondo vedrà di nuovo un’alta partecipazione, così come si può immaginare riguardo alla manifestazione nazionale del 4 ottobre a Roma.

Vincenzo Miliucci dei Cobas ha paragonato il movimento contro il genocidio a Gaza all’opposizione alla guerra in Vietnam, ricordato l’importanza di opporsi a guerra e riarmo, dato che la Palestina è parte integrante della terza guerra mondiale a pezzi denunciata da Papa Francesco e si è augurato che lo sciopero, proclamato probabilmente venerdì 3 ottobre, diventi una manifestazione incontenibile come quella del 2003 contro l’invasione dell’Iraq.

Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, ha posto due domande fondamentali: chi sta minacciando chi? Un gruppo disarmato e nonviolento, che rappresenta la solidarietà globale, o uno degli eserciti più potenti del mondo? Cos’è più imperativo? Fermare la solidarietà o fermare il genocidio?

Insomma, si può dire che un ulteriore merito della Global Sumud Flotilla è quello di aver unito i principali sindacati italiani, finora divisi e in competizione tra loro. Lo slogan lanciato dai portuali di Genova: “Se bloccano la flotilla blocchiamo tutto” si è ampliato in una scelta condivisa e potente: “Se toccano la flotilla, sciopero generale immediato, unitario e senza preavviso”.

 

 

 

 

Anna Polo

Fonte
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