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Blocchiamo la guerra. Blocchiamo il genocidio

Settembre è iniziato da pochi giorni e già si moltiplicano scadenze e appelli per manifestazioni e iniziative, sia a livello nazionale che nelle diverse località. Al centro dell’attenzione, in questo momento, c’è la “Global Sumud Flotilla”, che ha catalizzato molte tensioni presenti nella società, a partire dall’orrore per il genocidio in corso a Gaza e dal diffuso malcontento per la politica di riarmo del governo. In alcune città ci sono state manifestazioni e raccolte di alimenti che hanno attivato migliaia di persone.

Come altre simili iniziative che si sono viste nel corso degli anni anche in altri luoghi del mondo, la “Global Sumud Flotilla” presenta numerose criticità e contraddizioni, alcune non di poco conto. Ma al di là delle valutazioni politiche sulla spedizione, è chiaro che un ennesimo attacco ad un convoglio carico di aiuti umanitari per una popolazione decimata dalla fame e dalla guerra costituirebbe un ulteriore atto di arroganza del governo israeliano, che intanto ha lanciato l’ordine di evacuazione della città di Gaza intensificando i bombardamenti.

Il Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali di Genova, il Gruppo Autonomo Portuali di Livorno, L’USB, la CUB e altri sindacati di base, come anche, su piani diversi, alcune sigle confederali, hanno lanciato appelli al blocco dei porti, allo sciopero e alla mobilitazione in caso venisse impedito alla spedizione umanitaria di raggiungere Gaza. L’antimilitarismo spesso trova poco spazio negli appelli che circolano. Questo non può stupire perché negli ultimi anni, nonostante alcuni piccoli ma importanti passi avanti, abbiamo visto quanto ancora si debba lavorare perché l’opposizione radicale agli eserciti e al militarismo diventi principio e pratica condivisa da organismi di base, collettivi, organizzazioni e movimenti.

Pensiamo sia questo il momento di andare fino in fondo, di prendere l’iniziativa, di diffondere l’antimilitarismo ovunque possibile, anche a partire, là dove ci sono le condizioni, dalle mobilitazioni, dagli scioperi e dai blocchi che ci saranno. La partecipazione sempre più numerosa alle manifestazioni apre infatti alla possibilità di cambiamento, di trasformazione delle idee e anche degli obiettivi delle proteste. La mobilitazione già ora sta mettendo in campo pratiche che aprono spazi di libertà rispetto alle restrizioni recentemente imposte dal Decreto Sicurezza. In questo momento è fondamentale portare al centro l’antimilitarismo, perché sostenendo scioperi e blocchi, si diffondano ovunque iniziative che, mostrando la forza dell’opposizione alla guerra, possano effettivamente fermare la politica guerrafondaia del governo.

redazionale

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