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Gaza e Crema, il cuore grande della provincia italiana

Quando abbiamo deciso di portare a Crema la protesta dei cartelli, che dal 16 giugno è un appuntamento quotidiano per la cittadinanza di Milano, ci siamo guardate negli occhi e abbiamo detto: “Proviamoci! Mal che vada saremo in quattro gatti”. E invece in pochi giorni grazie al tam tam del passaparola all’appuntamento si sono presentate almeno 200 persone.  Alcuni portano bandiere della pace e della Palestina, qualcun altro il cartello o la poesia legati al collo. In un baleno la scatola con le scritte è vuota; non c’è n’é abbastanza per tutti e molti devono partecipare semplicemente stando in piedi, lungo una fila orizzontale sul sagrato del nostro Duomo.

La maggior parte non aveva idea in che cosa consistesse la protesta: avevano agito per un impulso di coscienza, di amore, di umanità e si erano presentati all’appuntamento. Si capisce bene che non sono abituati a queste cose.  Appartengono a tutte le età. Vicino a me da un lato si sistema un’intera famiglia: giovane mamma, giovane papà, bimbo nel passeggino, i due nonni e una zia, dall’altro una coppia molto distinta. In alcuni punti la fila si fa spessa, perché non c’era stato verso di separare amici, coppie, famiglie. Comunque tutti avevano inteso l’importanza del silenzio alla fine ed è risultato bello così, spontaneamente appiccicati.  Tra i tanti anziani che resistono un’ora in piedi mi colpisce una signora arrivata da sola trascinandosi il carrellino della bombola ad ossigeno, con un cartello al collo in cui ha trascritto la poesia “Resteremo qui” di Tawfik Zayyad.

Siamo in una città-paese proprio sotto un campanile, dunque allo scoccare delle 19.30 rintoccano le campane e parte un genuino quanto fragoroso applauso, a cui si uniscono in molti, per lo più seduti ai tavolini dei bar dall’altro lato della piazza.

Raccogliamo i cartelli e le poesie ancore incredule ed emozionate: la nostra piccola città di provincia, dove la gente spesso appare chiusa e timida, dove ci si saluta sempre con garbo e riservatezza, in verità sa bene quando è il momento di alzare la testa. Come noi tanti italiani sparsi negli angoli della penisola stanno solo aspettando una chiamata, l’occasione per far conoscere il proprio pensiero, per chiedere al governo di ascoltarci. Siamo tanti, siamo tantissimi, siamo gente comune, tutti uniti nel chiedere che l’Italia e l’Europa agiscano seriamente per fermare il genocidio a Gaza. Ringraziamo Paolo Losco, Manuel Draghetti, l’ANPI e la piccola delegazione lodigiana per l’aiuto dato. Confidiamo di ripetere presto l’iniziativa.

Giovanna Pamiro e Marina Serina

Redazione Italia

Fonte
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