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Con le persone contro l’orrore. “Quando il mondo dorme” di Francesca Albanese

È da poco uscito, edito da Rizzoli, “Quando il mondo dorme. “Storie, parole e ferite della Palestina”, l’ultimo libro di Francesca Albanese, Relatrice speciale Onu sui territori palestinesi occupati, carica che ha assunto dopo un lungo processo di conoscenza diretta della situazione nei suoi molteplici aspetti.

È un libro vivo e coinvolgente, ricco di riferimenti a persone e luoghi descritti con sensibilità e partecipazione e con spunti autobiografici e personali. Contiene inoltre considerazioni storiche, politiche e giuridiche, frutto di numerosi contributi e ricerche che l’autrice ha svolto in prima persona e che si aggiungono a quanto aveva  diffusamente esposto nel suo precedente  saggio “J’accuse”, pubblicato all’indomani del 7 ottobre 2023.

La cieca e indiscriminata violenza perpetrata dal governo e dall’esercito israeliano ha continuato e continua purtroppo ad abbattersi sul popolo palestinese e a mietere innumerevoli vittime innocenti. Ogni giorno vediamo e ascoltiamo ancora, con dolore e rabbia, notizie di orrore, sofferenza e crudeltà oltre l’immaginabile.

Questo libro ci offre storie, emozioni e riflessioni su quanto è accaduto e accade. Si apre con le parole colme di indignazione pronunciate da Francesca Albanese all’Assemblea Generale dell’ONU il 30 ottobre 2024, per poi illustrare la repressione e gli attacchi che ha subìto in molte occasioni denunciando i crimini culminati con il genocidio in atto, ma anche il sostegno ricevuto da parte di attivisti, studiosi e opinione pubblica.

Il testo si snoda in dieci capitoli, ognuno dei quali ha come protagonista una persona, e pone una domanda che introduce un tema specifico.

Hind
Cos’è l’infanzia in Palestina?

“Il carro armato è accanto a me. Si sta muovendo. Verrai a prendermi ? Ho tanta paura” . La piccola Hind è un simbolo delle migliaia di bambini palestinesi intenzionalmente uccisi, feriti, mutilati e traumatizzati. Morta a sei anni, la sua disperata richiesta d’aiuto è rimasta registrata prima che la macchina su cui fuggiva  venisse crivellata di colpi che l’hanno uccisa con i parenti e i soccorritori della Mezzaluna Rossa.

L’infanzia in Palestina è una storia di vittime, di paura e di violenze fisiche e psicologiche. Anche i bambini e i giovani israeliani, sostiene la filologa israeliana Nurit Peled-Elahanan, sono educati alla paura, al sospetto e a una visione del mondo basata su razzismo e sopraffazione.

Abu Hassan
Quali sono le conseguenze dell’occupazione?

Abu Hassan, palestinese di Gerusalemme, mostra in alternative tours cosa si cela dietro la narrazione dell’archeologia di propaganda israeliana, che legittima l’appartenenza della Palestina al popolo ebraico. Racconta gli espropri, i muri, i check point che costituiscono limiti fisici oltre che burocratici imposti ai palestinesi, oggetto di continue  discriminazioni e vessazioni. Mostra luoghi teatro di stragi, come la Moschea di Hebron e i campi profughi, culla della resistenza armata nata come risposta all’occupazione.

George
Cosa significa vivere a Gerusalemme?

George, ingegnere palestinese vissuto negli USA e tornato a Gerusalemme, racconta questa città bellissima e schizofrenica , iper religiosa ma poco spirituale, malinconica per l’atmosfera di convivenza perduta e di tensione permanente. Divisa e frammentata, è costellata di case i cui proprietari sono stati cacciati e sostituiti da ebrei israeliani. Mostrando la casa che era stata espropriata a sua nonna George dice che non ha potuto più rivederla “Lasciamo perdere. Ho provato a entrare e non ti dico come ci hanno trattati…” Spesso i “nuovi proprietari” le affittano perché hanno la doppia cittadinanza e vivono all’estero.

Alon
Come si fa a riconoscere una persona antisemita ?

Alon Confino, storico italo-israeliano studioso di ebraismo e memoria dell’Olocausto, ha sostenuto con altri studiosi ebrei la differenza tra antisemitismo e critica alle politiche di Israele, in contrasto con il tentativo di tacciare di antisemitismo qualunque posizione di condanna dei crimini commessi dallo Stato ebraico.

Ingrid
Come si fa ad abbattere l’apartheid?

Ingrid Jaradat Gassner, esperta di Palestina di lunga data, tramite l’analisi del quadro giuridico insisteva sul concetto di apartheid per definire la situazione palestinese.

Attivista, è stata cofondatrice del centro di ricerca sui rifugiati palestinesi BADIL e del movimento BDS (Boycott, Disinvest and Sanctions) ispirato alla resistenza globale contro l’apartheid in Sudafrica e fondato sul diritto internazionale.

Ghassan
Fino a che punto può arrivare la crudeltà di un genocidio ?

Ghassan Abu Sitta, medico chirurgo naturalizzato britannico, ha portato il suo contributo negli ospedali di Gaza fino a quando gli è stato possibile. Rientrato nel Regno Unito, denuncia le spaventose sofferenze della popolazione e in particolare dei bambini, la distruzione del sistema sanitario e il massacro degli operatori, con la complicità dell’apparato mediatico occidentale.

Eyal
Come calcolare le condizioni che portano alla distruzione di un popolo?

Eyal Weizman, architetto forense israeliano, rivela le condizioni dell’occupazione attraverso l’analisi spaziale. Il suo libro Hollow land (tradotto in italiano con il titolo Spaziocidio. Israele e l’architettura come strumento di controllo) ripercorre la storia dell’occupazione israeliana dal punto di vista della frammentazione geografica e del suo ripercuotersi nella quotidianità delle persone.

Il colonialismo di insediamento opera attraverso la costruzione di insediamenti e infrastrutture e la distruzione sistematica delle condizioni di vita della popolazione colonizzata. La creazione del ghetto di Gaza è stata progettata per ridurre la minaccia demografica calcolando le forniture secondo un livello minimo di sopravvivenza, fino al genocidio esplicito che vediamo oggi.

Malak
Dov’è la casa di una persona rifugiata?

Malak Mattar, giovane pittrice palestinese, autrice del bellissimo dipinto in copertina, ha lasciato Gaza il giorno prima del 7 ottobre 2023 per traferirsi a Londra, dove era stata ammessa a un Master di Belle Arti. La sua famiglia è riuscita poi a rifugiarsi  fortunosamente in Egitto. Malak sente di dover dar voce attraverso la pittura a ciò che il suo popolo sta vivendo.

Ha realizzato un grande dipinto, dal titolo No words ,soprannominato “La Guernica di Gaza “, interamente in bianco e nero perché “solo il nero può riflettere l’orribile realtà che ci riduce al silenzio” 

Gabor
Perché è così importante preservare la memoria di un popolo?

Gabor Matè, medico e psicoterapeuta di nazionalità canadese e origini ungheresi è un sopravvissuto all’Olocausto. Si occupa di traumi non solo individuali, ma anche collettivi, di famiglie e di popoli, vedendo in questo il punto di contatto tra ebrei e palestinesi.

Solo sviluppando consapevolezza e compassione, afferma, è possibile avviare un processo di guarigione.

Molte altre persone sono citate nelle pagine di questo bellissimo libro. Da ricordare il poeta Refaat Alareer, ucciso con la famiglia in un bombardamento, che ha sempre creduto nel potere della parola come forma di resistenza e cura e con l’organizzazione We are not numbers ha sostenuto l’importanza della narrazione nel dare dignità e identità  alle vittime

L’ultima persona  a cui va il ringraziamento di Francesca è il suo compagno, con cui ha condiviso il percorso di conoscenza dei luoghi, amicizia ed empatia con le persone  di cui questo  lavoro è frutto. “La solidarietà è la declinazione politica dell’amore” dice citando la rabbina americana Alice Wise, dunque dobbiamo opporci al “sistema che considera la solidarietà un atto sovversivo”.

“Quando il mondo dorme si generano mostri ” afferma nell’ultimo capitolo  che però intitola “Il vizio della speranza”.  La speranza come disciplina e come abitudine, indispensabile al di là di ogni logica e ragionamento.

Per questo leggere le testimonianze e conoscere le persone raccontate in queste pagine è un modo per raccogliere il suo appello, affinché ognuno di noi si faccia portavoce di quella speranza e amore per la vita che sembrano calpestate e cancellate ogni giorno.

 

 

Natalia Latis

Fonte
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